Che cos’è la tecnologia?
Un “settore di ricerca multidisciplinare con oggetto lo sviluppo e l’applicazione di strumenti tecnici, ossia di quanto è applicabile alla soluzione di problemi pratici, all’ottimizzazione di procedure, alla presa di decisioni, alla scelta di strategie finalizzate a dati obiettivi […]” (fonte: Treccani).

Nel corso della Storia dell’uomo, la tecnologia ha assunto forme diverse in base alle conoscenze possedute nelle diverse ere. Per ogni momento di sviluppo di nuove tecniche, sono nate parallelamente nuove forme di espressione del genio umano correlate a nuove scoperte e sviluppi tecnologici.

Nella prima puntata di PerformIA Culture, abbiamo voluto esplorare come si è sviluppato il rapporto tra Uomo e Tecnologia, in particolare nel settore dell’Arte.

La relazione tra arte e tecnologia, due ambiti che nell’immaginario collettivo appaiono molto distanti e quasi inconciliabili tra loro ha, in realtà, origini profonde e lontanissime nel tempo. Fin dall’Età della pietra il rapporto tra uomo e tecnologia ha avuto un ruolo importante nello sviluppo dell’attività artistica, basti pensare che già a partire dal Paleolitico Superiore (40-30.000 anni fa) gli uomini erano in grado di lavorare la pietra per creare strumenti da incisione e utilizzare i pigmenti naturali per decorare le pareti delle caverne dando vita alle prime forme di arte parietale. Da sempre, infatti, gli artisti si sono basati sulle conoscenze tecnologiche e sull’ingegno per trovare i materiali e gli strumenti adatti a esprimere la propria visione del mondo attraverso opere che sono determinate anche dagli strumenti e dai materiali a disposizione dell’artista e dalla sua abilità nell’utilizzarli e piegarli al proprio intento.

Nel corso dei secoli questo rapporto tra arte e tecnologia si è evoluto con maggiore consapevolezza fino ad arrivare al Rinascimento, momento in cui troviamo una sorta di sovrapposizione tra questi due aspetti. Tra gli artisti più significativi in questo senso troviamo Filippo Brunelleschi che sancisce definitivamente il passaggio tra Medioevo e Rinascimento, tra artista artigiano e artista scienziato, la cui opera artistica e architettonica può essere letta come una ricerca di carattere scientifico, ed è con lui che il progetto inizia ad avere il primato sulla sua realizzazione. Con Brunelleschi nasce la prospettiva lineare intesa come insieme di procedure e proposizioni di carattere geometrico-matematico dei passaggi che consentono di costruire l’immagine di una figura-spazio tridimensionale su un piano bidimensionale.

Altra personalità straordinaria di artista-scienziato la cui opera è un intreccio tra arte, scienza e tecnologia è Leonardo da Vinci. Egli mette la sua opera al servizio della conoscenza e della rappresentazione, indaga con sguardo attento, curioso e insaziabile il mondo e la natura, rivoluziona completamente la storia del pensiero e della scienza. Leonardo elabora l’esistenza di un’ulteriore prospettiva rispetto a quella lineare brunelleschiana, la prospettiva aerea, con la quale intende rappresentare il meccanismo della messa a fuoco così come l’occhio umano la percepisce e per cui le figure più lontane risultano più sfocate e quindi riuscendo a restituire la tridimensionalità nell’opera, non ricorrendo alle linee geometriche delle architetture, ma sfocando le immagini in lontananza. Da questo principio derivano i suoi studi sulla prima camera oscura da cui secoli dopo, negli anni Trenta dell’800, nasce la macchina fotografica. Questo strumento, estremamente tecnologico per l’epoca, consentiva di documentare e catturare la realtà, e molti pensarono con sgomento che avrebbe sostituito integralmente la pittura. La fotografia in realtà ebbe un effetto propulsivo e andò ad affiancare le arti visive ispirando gli artisti a tecniche pittoriche completamente nuove. Gli artisti tendono ad andare oltre quello che l’occhio vede, superano la realtà per esplorare la percezione visiva come gli Impressionisti che, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, studiano e riproducono gli effetti del movimento e della vibrazione della luce e del colore sulle superfici.

Con l’avvento della società industriale, con la fotografia prima, con il cinema e i media poi, l’opera d’arte entra nell’epoca della riproducibilità tecnica. Lo sviluppo tecnologico investe i mezzi di produzione e riproduzione della comunicazione e della rappresentazione, dando vita quindi, a nuove forme di creazione e diffusione del lavoro artistico e a nuove concezioni rispetto alla funzione sociale dell’arte e dell’artista. A partire dal XX secolo gli artisti sono affascinati dalla tecnologia la assimilano e la utilizzano nella sperimentazione di nuove forme espressive, in molti casi diviene protagonista e soggetto privilegiato, come nel Futurismo che, ad esempio, affonda i suoi principi nell’esaltazione della modernità. Il Cubismo stesso si fa portavoce di una realtà nuova, complessa, disgregata e sfaccettata che non può più essere rappresentata secondo i canonici strumenti pittorici e modalità espressive. L’arte inizia ad assumere su di sé nuovi scopi, passa da una funzione rituale e meramente rappresentativa ad esprimere una funzione sociale, politica, dissacratoria, ed è in questo panorama che si colloca il Dadaismo in cui per la prima volta, l’opera è rappresentata da un’idea/concetto e non da un’immagine. Dalla seconda metà del ‘900 questa complessa e duratura relazione tra arte e tecnologia, si fa ulteriormente più stringente: ogni nuovo strumento tecnologico viene usato in ambito artistico con un’apertura verso panorami e scenari estetici sempre nuovi, l’arte contemporanea tende a divenire un tramite, un ponte tra tecnologia e società, con un occhio sempre più attento agli aspetti etici, ed è proprio è in questo percorso che si inserisce l’arte generata da Intelligenza Artificiale che si pone come obiettivo quello di indagare il rapporto tra uomo e società in evoluzione tecnologica e la sua dinamica, stimolando il pubblico a riflettere sulla percezione del mondo e di noi stessi. Gli artisti in questo senso fungono da coscienza collettiva, mettono in discussione, analizzano, ci pongono di fronte alle proprie riflessioni coinvolgendo in prima persona lo spettatore che nella maggior parte dei casi diviene elemento cardine dell’opera. L’uomo da mero spettatore diviene cioè protagonista e viene chiamato a interagire anche solo attraverso il suo sguardo. L’artista oggi lavora con la tecnologia proprio per darle un senso diverso dalla sua intrinseca finalità tecnica, la usa per definire e potenziare l’essere, per scuoterci dal nostro torpore, per raccontare e spiegare il mondo in cui viviamo così continuamente soggetto a cambiamenti e trasformazioni tanto veloci e repentine di cui quasi non ci accorgiamo.